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La L.I.M. rappresenta un’innovazione nella didattica.
E’ infatti possibile arricchire le lezioni tradizionali con immagini, filmati, presentazioni multimediali. L’accesso ad internet consente, inoltre, di fare ricerche sul web in classe e soddisfare le domande e le curiosità dei bambini con il supporto della rete!
Grazie alla L.I.M. è possibile rendere quotidiana la didattica digitale.
La L.I.M. è composta dalla lavagna, delle dimensioni simili ad una normale lavagna di ardesia e come essa appesa al muro o fissata su un carrello mobile, da un computer portatile che è collegato alla lavagna e serve per la sua gestione e da un proiettore, necessario per visualizzare sullo schermo della lavagna tutto ciò che viene visualizzato sullo schermo del personal computer.
Lo schermo delle L.I.M. è interattivo, funziona a tutti gli effetti come un grande touch screen. Su di esso è possibile scrivere e disegnare con le dita o con pennarelli elettronici, scorrere schermate, ingrandire o rimpicciolire immagini.
La lavagna interattiva, per la sua versatilità, si presta ad accompagnare tutte
le fasi della lezione, offrendo input diversi a seconda dell’oggetto di
apprendimento previsto e delle abilità da sviluppare.
Di volta in volta, quindi, può offrire scenari diversi e trasformarsi da semplice
piano di scrittura o di proiezione, a luogo di apprendimento condiviso.
Perché il suo utilizzo risulti funzionale all’insegnamento e costituisca un reale
valore aggiunto, è importante farne precedere l’uso da un’attenta
programmazione che metta a fuoco le fasi essenziali del lavoro, evitando il
rischio dell’ esposizione frontale e attivando tutte le risorse necessarie per
attivare in modo cooperativo il gruppo classe.
Lavorando con bambini , il ricorso alle esperienze reali e alla manipolazione è
sempre stato alla base dell’insegnamento e insegnando una lingua straniera si
rende quanto mai necessario il ricorso alle immagini e al connubio lingua –
azione (Total Physical Response, Asher) per trasmettere significati senza il
riferimento alla lingua materna. Tutte queste strategie si rivelano utili
nell’insegnamento perché permettono una più forte interiorizzazione dei saperi.
…more iNFO here…
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Ecco il mio primo LinkyParty, nei Blog delle altre nazioni sono molto diffusi!
Mi piacciono tanto queste iniziative, mirate a far conoscere il proprio blog e a conoscerne di nuovi, proprio partecipando ad alcuni party ho conosciuto molti Blog e tantissimi colleghi.
1. Potete diventare miei follower, lasciare un commento o un suggerimento per i prossimi LinkyParty.
4. Il Primary School LinkyParty dura fino al 14 febbraio 2014 – St.Valentine Day 😉
Cliccate su “ADD YOUR LINK” sotto e inserite il link del vostro blog, il nome che volete venga visualizzato e il vostro indirizzo email, quest’ultimo non verrà pubblicato.
Grazie a
E’ molto difficile far rispettare i limiti di età su internet, soprattutto quando i genitori autorizzano i figli ad accedere ai contenuti e ai servizi della rete.
L’argomento mi inquieta. Non è inquietante che la rete raccolga i dati personali dei bambini e che sette milioni e milioni di bambini stiano su social network pensati per grandi.
Quale necessità hanno i bambini di appena 10 anni di avere un profilo su FB?
Se Facebook nasce per connettersi agli amici, ritrovare persone di cui si sono perse le tracce, e al limite creare relazioni nuove, possibile che anche per gli under 13 esista questa esigenza? Che i bambini delle scuole elementari non possano incontrare altri bambini soltanto, che so, nei giardini, sui campetti da calcio, e udite udite, nei cortili? Fatemi sapere, se volete, che ne pensate. Forse sbaglio io, e non capisco. Chissà. (LASTAMPA)
Quali sono i pericoli a cui è esposto un ragazzino?
Oltre a quelli evidenti di essere contattato da malintenzionati, c’è anche il rischio che si isoli davanti al computer e che tenda a sviluppare la sua intera esistenza attraverso la rete. Il problema è reale perché le ultime ricerche hanno evidenziato che Facebook ha un’azione gratificante sulla psiche umana: attivando il circuito della ricompensa (insieme di imput cerebrali che si accendono in coincidenza con sensazioni di piacere) assimila l’amicizia virtuale a quella in carne e ossa. Tradotto: un “like” lasciato sotto ad una foto o ad uno status è gradito come -e forse più- un apprezzamento a voce e una chat a suon di emoticons e slang internettiano vale quanto una confidenza tra amici.
Come insegnare a distinguere la vita virtuale da quella reale?
Le amicizie su Facebook sono più facili e immediate: condividere solo quello che sappiamo incontrerà l’approvazione della nostra audience, è una scorciatoia per mettersi in mostra e avere l’attenzione degli amici. Nella vita quotidiana il coinvolgimento si conquista con esperienze comuni e la complicità è un traguardo che si raggiunge in anni di intesa fidata. L’unico strumento che i genitori hanno per trasmettere la vera anima dell’amicizia è proporre modelli di amicizia reali: dal punto di vista pedagogico un esempio positivo è la lezione più costruttiva.
Diventare “amici” è un buon escamotage per controllare il proprio figlio?
Assolutamente no, la supervisione deve essere esplicita per essere educativa. Monitorare le sue mosse in rete sarebbe come spiare nel suo diario segreto: un’azione invadente e irrispettosa. Provare invece a regolare modi e tempi di utilizzo accordandoli con i propri, in modo da non lasciare mai il ragazzino davanti al computer da solo è una buona tecnica per farlo sentire parzialmente libero ma comunque sotto la supervisione del genitore.
Sono circa 4 milioni i bambini al di sotto dei 13 anni che utilizzano facebook e non dovrebbero.
Tu cosa ne pensi???
in inglese: what Edmodo can do…
in inglese: how to create an account…
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